M. Vedovelli, Guida all'italiano per stranieri.
La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue,
Roma, Carocci, 2009.
Il testo di Massimo Vedovelli è certamente utile perché costituisce una preziosa quanto accurata guida allo studio scientifico del “Quadro comune europeo per le lingue” o framework (d’ora in poi QCE), documento di centrale importanza per qualunque percorso linguistico nell’Europa di oggi. Il testo introduce il lettore alla materia descrivendo il QCE come strumento per serie proposte di glottodidattica dell’italiano L2 e come punto di snodo fondamentale per quel che riguarda la diffusione delle lingue nella Comunità Europea. Il QCE poggia, infatti, sulla base costituita dallo studio delle lingue in contatto. Dopo aver chiarito la natura speculativa del documento, l’autore espone lo status quaestionis ricordando le due versioni del QCE (1996/97 e 2001), spiegandone le differenze sostanziali. Gli obiettivi del documento consistono nel raggiungere un’onnicomprensività che possa far raggiungere ai parlanti, attraverso la loro competenza linguistico-comunicativa, una consapevole cittadinanza europea. L’atteggiamento del QCE, in questo senso, è però universalista, volendo abbracciare istanze diverse e di grande portata. Tra questi obiettivi, come ricordato chiaramente da Vedovelli, sono da considerare il plurilinguismo, la definizione di stadi d’apprendimento, la figura del valutatore, la definizione delle abilità, l’apprendimento permanente e la filosofia della trasparenza che dovrebbe garantire la mobilità all’interno dei sistemi formativi. Da questi elementi si capisce chiaramente come il QCE reputi fondamentale la centralità dell’apprendente. Il testo di Massimo Vedovelli espone in maniera adeguata anche le questioni legate alla Linguistica acquisizionale ed alla Didattica acquisizionale. Un aspetto importante, di cui questo testo ha grande considerazione, è quello della definizione dei livelli del QCE e della differenza esistente tra questi e quelli della certificazione CILS (Certificazione di Italiano come lingua straniera). Questo libro chiarisce, in maniera esaustiva, anche una questione di fondamentale importanza nell’insegnamento delle lingue: la centralità del testo nella didattica. Conosciamo bene i toni accesi del dibattito che ha visto contrapporsi, negli anni Settanta del Novecento, i sostenitori dell’autenticità del testo e i suoi detrattori. Vedovelli ribadisce la funzione preminente che il QCE affida al testo proposto nell’insegnamento delle lingue, ma parla di una concezione dell’essenza stessa del testo che supera ogni tipo di dicotomia. La prospettiva innovativa è quella che consiste nel considerare il continuum di testualità, compreso tra quello che consideriamo testo autentico (T) e quello che si presenta come testo non autentico, uno zero testo, un non testo (NT). L’assunto principale dal quale muove Massimo Vedovelli è quello dell’inesistenza di un NT vero e proprio, perchè il NT corrisponde alla mancanza di attività semiotica e comunicativa, ma è impossibile pensare alla didattica delle lingue senza attività comunicativa. Altrettanto inesistente è la categoria del T perché il testo assoluto è tale proprio perché svincolato dalla soggettività e dal contesto comunicativo. Non rimane, allora, che spostarsi al centro di questo continuum, nella zona della “Non non-testualità”. Questa è la zona in cui nasce la cooperazione per la creazione di senso, per l’attività semiotica. Dopo aver parlato del concetto di testo nel QCE, l’autore, considera, sempre nella prospettiva del framework, le questioni legate all’Unità Didattica (UD) ed ai modelli di programmazione in genere, rendendo conto anche degli strumenti di analisi dei materiali didattici di cui un insegnante di italiano L2 deve necessariamente avvalersi per non rischiare di proporre al discente testi e materiali completamente avulsi dalla comunicazione formativa, che rischiano di far cadere il docente nella tautologia della Didattica fine a se stessa.
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