mercoledì 30 settembre 2009

Le lingue salvate. A trent'anni dalle Dieci Tesi di Educazione linguistica democratica.


B. Mezzana, Le lingue salvate. A trent'anni dalle Dieci Tesi di Educazione linguistica democratica.
(in Insegnare n°1, 2005, mensile del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti – CIDI)




Il 25 aprile 1975 un gruppo di docenti universitari, studiosi e insegnanti ha approvato il testo del documento Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica scritto da Tullio De Mauro e dai suoi collaboratori.
L’articolo che mi trovo a recensire non è altro che la relazione introduttiva di Beatrice Mezzana al Convegno che il 2-3 dicembre 2005 si svolse a Bari in occasione del trentesimo anniversario delle Dieci tesi al quale parteciparono Tullio De Mauro, Domenico Chiesa, Maria Teresa Calzetti, Mario Ambel, Franca Quartapelle, Graziella Pozzo, Luciano Mariani, Umberto Capra e al quale collaborò l’Irre Puglia, l’Università di Lettere e Lingue di Bari, il Lend e il Cidi.
La Mezzana lo definisce convegno controcorrente e di riflessione in un momento difficile per la scuola italiana e i suoi insegnanti. La scuola infatti aveva in quell’anno – e ha ancora oggi – a che fare con numerose riforme e figure nuove come il tutor, il portfolio e via dicendo che si allontanano da quella che fu la prima scuola italiana.
Nel corso della relazione viene fatto un salto indietro per ricordare quanto negli anni settanta molti insegnanti si trovarono a lottare contro il tradizionalismo stantio delle vecchie grammatiche su cui loro per primi avevano studiato. Fu in quegli anni che nacque la pedagogia dell’errore: esso deve essere considerato come occasione per riflettere sui meccanismi che regolano il funzionamento delle lingue e come strumento per verificare i progressi compiuti e la validità delle strategie adottate (si deve lasciare alle spalle l’idea che l’errore rappresenti una deviazione del modello linguistico dominante). Quella che allora era definita educazione linguistica – oggi italiano – riguardava tutte le discipline, era un fatto politico e democratico in quanto sia lo sviluppo sia l’esercizio delle capacità linguistiche erano strumenti di una ricca partecipazione alla vita sociale e intellettuale.
Carmen Oliva

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