R. Morgese,
Grammatica in scatola.
Laboratorio di base per la riflessione linguistica,
Trento, Centro Studi Erickson, 2007
«Il libro esordisce come un percorso che si avvale della costruzione di una Scatola delle parole. Tale aspetto, lo si sarà notato, da attività centrale e da chiave di volta di molte proposte operative, sembra poi diventare secondario. Non si tratta di un tradimento a metà percorso. Tale cambiamento è dovuto piuttosto al fatto che se all’inizio la scatola rappresenta il “sapere” stesso dei bambini in ambito morfosintattico, più avanti è la sua costruzione e la sua costante riorganizzazione a divenireil nodo centrale dell’intervento dell’insegnante intorno ad essa e i casi illustrati o descritti diventanol’esempio o il prototipo di situazioni possibili». In questo modo, Roberto Morgese, ci spiega comela classe possa diventare un attivo ed efficiente centro di ricerca linguistica. Il percorso propostodall’autore esemplifica in maniera lineare e schematica come il metodo induttivo di insegnamentodella Grammatica ed in genere la didattica ludica siano non solo strumenti necessari al docente cheopera nel contesto formativo odierno, ma categorie mentali e di riflessione di cui tutti dobbiamonecessariamente appropriarci per tracciare un aggiornato astrolabio che ci aiuti a navigare nel marecostituito dai multiformi assetti cognitivi dei moderni discenti. Il testo considerato non si pone certamente come un libro di Grammatica normativa, ma come una finestra aperta sulla riflessione linguistica attraverso la quale ognuno potrà «dissodare» il proprio terreno di conoscenze metalinguistiche pregresse per poter seminare dubbi e domande che porteranno ad una continuariformulazione del proprio sistema linguistico. Lo strumento principe di questo viaggio nella e attraverso la lingua è una preziosa scatola, il cui cartone diventerà la solida base di strutture linguistiche che diventeranno sempre più complesse durante il percorso della scuola primaria. L’usodella scatola condurrà gli alunni a distinguere e caratterizzare le parole per il loro valore morfologico ed il loro “posto semantico” riuscendo a distinguere anche tra significante e significato.
Il libro non propone un’analisi dettagliata di tutti gli aspetti della Grammatica, ma si propone di fornire agli alunni nuove competenze non più consistenti in un mnemonico assorbimento nozionistico, ma in una cosciente ed interessata consapevolezza delle distinzioni tra scritto e parlatoe tra i diversi usi della lingua. Un percorso come questo consente certamente, a discenti abituati amuoversi nella realtà con mappature mentali di tipo reticolare, di spostarsi agilmente tra un registroe l’altro del proprio repertorio linguistico riuscendo a sviluppare non una lingua volutamente “corretta”, ma una lingua adeguata ad ogni contesto comunicativo. La scatola è un mezzo checonsente anche di manipolare la lingua, di spostare con mano i suoi elementi nel processo di costruzione di un insieme sempre felicemente incompleto e bisognoso di nuove scoperte. Il fulcro di questo tipo di azione formativa sta nel fatto che non è l’insegnante a impostare forzatamente un tipo di discussione o a proporre un determinato argomento con un’intenzione chiarificatrice, ma la scelta degli aspetti linguistici su cui riflettere è dettata dalle esigenze conoscitive del momento. Sono gli alunni, cioè, a manifestare una determinata necessità che ha bisogno di essere soddisfatta con un’adeguata risposta da parte dell’insegnante che imposterà la discussione ed il lavoro di ricerca sul testo orale o scritto che sia in direzione di un apprendimento coinvolgente e gratificante dal punto di vista cognitivo. In quest’opera di indagine linguistica lo stesso docente è invitato a riflettere sempre sulla lingua, comprendendo che quest’ultima non si può trasmettere o insegnare in toto e che il dubbio su un determinato aspetto sarà sempre il punto di partenza per produrre nuovi strumenti di conoscenza della lingua.
Giuseppe Interlandi
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